25 novembre 2006
di Gregorj ![]() E allora di cosa stiamo parlando? Da quando è accaduto il fattaccio, i media hanno scatenato una caccia alle streghe alla ricerca disperata del video più compromettente e delle prove di chissà quali reati. Si capisce un atteggiamento simile da parte dei giornali, soprattutto di quelli che amano battere il ferro finché è caldo. D'altronde, essere bulli oggi fa audience, come dice giustamente Stefano de' Noantri... E in trasmissioni televisive dove l'incompetenza regnava sovrana, si è continuato a dire che la Rete è sinonimo di impunità. Tutto questo dimenticando due cose. La prima: gli atti di bullismo come quello del video succedevano ben prima dell'avvento delle videocamere e di Google; di sicuro, per uno che è finito on line ne saranno passati centomila sotto silenzio. E quindi se tutta questa indignazione si è scatenata, e i colpevoli di quel gesto sono stati puniti, è - paradossalmente - anche "merito" di Google Video. La presenza della videocamera può aver avuto forse soltanto un effetto di esaltazione di qualcosa che sarebbe comunque accaduto, e che è venuto alla luce solo e soltanto grazie alla loro debbanaggine. La seconda: nessuno degli utenti di internet che hanno a cuore i diritti altrui desidera che la Rete sia il Far West. Ma è necessario che le regolamentazioni siano proposte da chi di internet capisce davvero. Soprattutto, tenendo ben presente che attraverso il numero IP che ogni computer ha è possibile risalire a chiunque diffonda materiale offensivo. Ecco, se c'è un errore che ha fatto Google Italia nell'occasione è stato proprio quello di dire ai magistrati che se volevano l'ip di chi aveva hostato il video, dovevano fare una rogatoria internazionale (come si è appreso dai giornali). Firmare accordi per rendere automatiche questo tipo di procedure salverebbe sia Google che le indagini, e farebbe capire a chi di dovere che l'impunità non esiste. Ma il Web non ha bisogno di sceriffi. Come avrebbe dovuto insegnare quella vicenda, la Rete è stata sia capace di portare a conoscenza di tutti quel video, che di trovare un modo per perseguirne gli autori. E tutto ciò senza che nessuna autorità vigilasse su un'entità che, vista la sua ampiezza, è impossibile da setacciare, pattugliare, controllare. Come vorrebbe qualche moderno Torquemada che di Internet ha soltanto sentito parlare. p.s.: la prima frase è un famoso aforisma di Ennio Flaiano pp.ss.: questo post è frutto anche delle riflessioni scaturite dalla lettura del blog Scene Digitali Edit: Post segnalato da LiberoBlog...grazie a redazione e commentatori! ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() avviso: a causa dei soliti problemi della piattaforma "Il cannocchiale" il counter dei commenti potrebbe non essere aggiornato |
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